Superrstizione scientista: la serie di Fibonacci in musica
Chi si occupa di musica colta contemporanea conosce la miriade di composizioni che esibirono il ricorso alla serie di Fibonacci. Gl’ignari compositori credettero che il predetto ricorso avrebbe loro consentito di scrivere buona musica? Se sì furono visitati da superstizione.
Altra superstizione
Sulla scia della contigua “Superstizione scientista” emerge un’altra superstizione: quella “seriale” che Schoenberg escogitò per se stesso ed è correntemente nota come “dodecafonia”. Ad essa si votarono frotte di compositori orfani di un codice e disposti ad assumerne uno purchessia. Nel Novecento e prima e durante la seconda guerra mondiale si assistette – segnatamente in Germania e in Italia – a ben altre e terrificanti adesioni. Paragonate alle quali le conversioni “dodecafoniche” apparvero idillici trastulli musicali. Ma una ragioneria compositiva più squallida della “composizione con le dodici note” non pare essere di facile escogitazione. P. Boulez scrisse che “Schoenberg è morto” e sbagliò anche questo necrologio. Infatti Schoenberg è un grande compositore sino all’op. 21 (Pierrot Lunaire) e fu un pessimo teorico e compositore quando si dotò della “dodecafonia”. Occorre attendere la stesura delle “Variazioni per orchestra” per ritrovare il talentoso compositore. Ci si rammenti che G. Mahler cominciò ad avere dubbi sulla evoluzione-involuzione di Schoenberg ascoltando la “Kammersinphonie”. Il “Prigioniero” di Luigi Dallapiccola è opera valida in quanto dodecafonica o non piuttosto pucciniana?