L’insegnamento compositivo non si avvide sempre della incongruità di un apprendistato guidato dai Dubois, Gedalge, ecc. Escogitatori di un esperanto armonico e contrappuntistico astorico (confluirono stilemi linguistici dal Cinquecento all’Ottocento), annichilarono la percezione dello stile nei futuri compositori. Dello stile scempiarono la connotazione storica.
Non si è in grado di esemplificare una sola Fuga storica e d’autore che abbia pieno riscontro nel Gedalge. La “Fugue d’École” fu astratta escogitazione accademica voluta da musicisti non sempre tali in sede didattica. Superfluo rammentar che la Fuga storica fu strumentale. La Fuga accademica fu vocale. La “Fugue d’École” non esiste nella storia della musica ma fu uno dei pilastri della didattica compositiva anche italiana: in seguito alla presenza napoleonica in Italia e alla concomitante migrazione della biblioteca del Conservatorio parigino. Che cos’è allora la “Fugue d’École” se non un colossale errore di strategia didattica?
Essendo la Fuga una forma storica o la si insegna come fu o non la si insegna affatto. Proporre una forma astrattamente e ortodossamente confezionata per “allenare” il futuro compositore dovrebbe insospettire. Il Trattato di Contrappunto di Dubois consente il solo intervallo ampio di sesta minore (in omaggio alla pratica cinquecentesca che lo utilizzava però solo in senso ascendente) e ammette gli accordi di settima di tutte le specie: stilemi linguistici ottocenteschi. Che cosa significa questa accozzaglia di linguaggi e codici storicamente divaricati se non negazione di qualsiasi scrupolo filologico? La stessa nozione di accordo e di armonia tonale era sconosciuta nel Cinquecento che è però periodo proposto dal Dubois come stagione aurea del Contrappunto: alla quale dunque rifarsi. Lo Jeppesen (autore di un Trattato su Palestrina) ci ha mostrato come procedere con attenzione filologica. Dubois allude ai grandi contrappuntisti del Cinquecento per additarne poi le “asprezze” che un compositore del suo (di Dubois) tempo non potrebbe tollerare. Se s’insegnano forme storiche (e la Fuga lo è) vale la fedeltà alla letteratura del passato. Manipolarla non è auspicabile.
Se non si crede nella necessità formativa di un percorso imitativo delle forme storiche si tralasci il percorso menzionato e si parta dal presente. Come suggerì Stravinskji. Al Passato ci si riferirà ogniqualvolta un problema compositivo attuale potrà essere meglio enunciato esaminando le soluzioni dei grandi predecessori.
Si retroceda pure al Passato, nonostante molteplici opinioni avverse. Ma non ad un Passato fasullo.