I GRANDI COMPOSITORI DEL PASSATO NON SONO IL PASSATO: SONO SOLO GRANDI COMPOSITORI.

Fallace è l’opinione di coloro che ascoltando il grande repertorio denigrano la musica d’arte del presente. Essi non paragonano il passato al presente bensì i grandi del passato agli autori del presente. Fra questi ultimi allignano anche i mediocri e gli infimi. Come nel passato. Se gl’insipienti fruitori del grande repertorio confrontassero i mediocri del passato con i mediocri del presente, gli infimi del passato con gli infimi del presente, cesserebbero di sostenere la loro inconsistente tesi.

LA DIASPORA DALLA MUSICA D’ARTE CONTEMPORANEA

Molti sono coloro che, frequentando i concerti e le registrazioni del grande repertorio, avversano la musica d’arte contemporanea. Misoneismo? Innegabile fu la pervasiva attitudine solipsistica di molti compositori delle avanguardie e neoavanguardie del Novecento. Non pochi di essi pretesero di negare la comunicazione. Ci fu insegnato e dimostrato (Pragmatica della comunicazione umana, Palo Alto, California) che la negazione della comunicazione si risolve in comunicazione della negazione. In deroga alle sbandierate affermazioni, molte composizioni delle avanguardie e neoavanguardie del Novecento suonarono più effusive degli epigoni veristici. Ma effusero una sindrome autistica orpellata di sperimentazione progressista. Si pretese che il DNA del codici adottati (tanti quanti furono i compositori postonali) coincidesse, in modo deterministico, con i brani che ne scaturivano. La conoscenza dell’uomo non coincide soltanto con l’apprendimento del suo DNA. Non si auspica il perseguimento della comunicazione che consegnerebbe i compositori al meretricio mercantile. Non si auspica neppure il perseguimento della non comunicazione. Poiché la comunicazione non è valore musicale, non ci si occupi di essa: nè positivamente né negativamente, vista la sua ineludibilità. La musica sia soltanto o bella o brutta. Ben fatta o mal fatta.
Davide Anzaghi